Chiesa SANTISSIMO REDENTORE

Ubicazione: Las Chumberas | San Cristóbal de la Laguna | Tenerife

Foto ©Patricia Campora

Se cerchiamo una chiesa che abbia un che di tradizionale, almeno un richiamo pur nel modernismo imperante, non potremo che rimanere disorientati se non sconcertati nell’affrontare l’esterno di questo edificio, ma … c’è un ma.

Questo edificio è da scoprire, da scoprire nella sua intima genesi, in una simbologia che va scoperta “entrandovi” in senso metaforico ma anche fisico. Scopriremo allora che può dirci molto di più di quanto appare dall’esterno e del perché si presenti nel suo pesante cemento, quasi un dolmen di antichissima memoria, ma sostanzialmente rimandandoci alla sua stessa dedicazione ed ispirazione: la RESURREZIONE e la LUCE.

Foto ©Patricia Campora

Ne comprendiamo il senso nei vari scorci dell’interno a partire dallo scarno e spoglio abside, alla vista del quale non è necessario un grande sforzo di fantasia per ritrovarsi, dimensioni a parte, tra le pareti di quella grotta dove la luce entrando di soppiatto, dopo che la pietra d’accesso era stata rotolata via, illuminò quel sudario, mentre l’Angelo annunciava alle donne:
«Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto.» (Mt 28, 5-6).

Foto ©Patricia Campora
Foto ©Patricia Campora

Anche l’ingresso principale ci rimanda a quello di una grotta… un pertugio dove è necessario chinare il capo per entrare nello spazio più grande.

Ma veniamo alla LUCE, la luce che da vita, che sconfigge le tenebre.
«È in te la sorgente della vita,
alla tua luce vediamo la luce.»
(Sal 35, 10).

E qui conviene riandare ad una bella descrizione che riprendo dal sito noticiasarquitectura.info

La Chiesa del Santísimo Redentor (Santo Redentore) è dedicata alla Resurrezione, il centro e il motore del Cristianesimo. Così, quando i Discepoli cominciano a perdere la fede, la Risurrezione dimostra che la Parola di Gesù era vera.
I grandi volumi di cemento plasmano insieme alla luce, la totalità del progetto. La chiesa come primo episodio della Vía Lucis rappresenta la grotta dove Gesù fu sepolto. Un edificio austero e privo di elementi superflui, di legami, come la vita che passa e il luogo dove rivive.

Quando entriamo, guardando verso il fondo, appare la croce chiara e illuminata. Gesù è risorto. Dietro, una cascata di luce simboleggia l’incavo dell’ingresso della grotta. La luce! La vita, la purificazione, la risurrezione, la felicità e la purezza! Ciascuno dei punti dei Sacramenti è illuminato.

La Luce dà vita al Battesimo, alla Cresima, all’Eucaristia, alla Penitenza, al Matrimonio e all’Ordine sacro. Così, la prima luce del giorno, attraverso la croce, illumina il fonte battesimale, la prima luce per il Cristiano. Alle 12, la Parola. A mezzogiorno, attraverso la vetrata del soffitto, vengono illuminati l’Altare, il Tabernacolo e l’Eucaristia. Un fascio di luce cade poi sul confessionale e sul Sacramento della Riconciliazione. È la via dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita. La posizione strategica delle finestre del soffitto ottiene lo stesso effetto simbolico di luce sul Matrimonio e sull’Ordine sacerdotale.

La forza dei volumi e il gioco razionale della luce, danno a questa chiesa una profonda radice teologica, dove la Risurrezione accresce il suo significato e attraverso la luce illumina il credente.

Dobbiamo anche tenere presente l’ubicazione di questa chiesa, che la pone in una depressione del terreno a cui si accede con ripido percorso. Dietro all’edificio il dislivello è ricomposto a “gradoni” che potrebbe simbolicamente riportarci ai gradini del fonte battesimale di antica memoria, in cui il Catecumeno scendeva in senso fisico e simbolico, a rappresentare “l’uomo vecchio” che dopo essere “sepolto” nelle acque della morte con Cristo, risorge a vita nuova.
Ed ecco di nuovo una chiesa-edificio che si propone come simbolo del sepolcro che non è affatto la fine di un percorso, ma un nuovo inizio.

Direi di fermarmi qui, lasciandovi un po’ di immagini dedicate a questa chiesa e un suggestivo filmato.
Per quanto non ami per nulla certo “brutalismo” architettonico (e cemento) applicato a tante chiese “moderne”, devo dire che se come in questo caso, si trova un forte senso simbolico e direi anche quella giusta percezione del luogo di culto, con tutto ciò che comporta, posso fare volentieri un’eccezione.


Galleria Tecnica


Date di progettazione: 2004 – 2005

Date di costruzione:  2005 – 2008 (centro comunitario), 2020 (completamento della chiesa), 2021 (il completamento dell’ambiente è previsto)

Superficie del sito: 1.590 m2

Superficie edificabile : 1.050 m2 (superficie edificabile 538 m2 + area costruita open space: 512 m2)

Costo di costruzione : 2.000.000,00 €

Altro:  Progetto inserito nella collezione di architettura del Museum of Modern Art di New York (MoMa); Premio per l’innovazione concreta della Ambuja Knowledge Foundation of India (2012)

Progettazione: Studio Fernando Menis