Ai | Midjourney

Innovazione creativa o Creatività passiva?

Forse non tutti ne avrete sentito parlare, forse sembrerà un argomento da “addetti ai lavori”, ma cercherò di parlarne in modo che non appaia troppo tale.

Esistono da non molto piattaforme web che danno la possibilità di generare immagini, che diciamolo pure hanno dello straordinario, partendo semplicemente dall’inserimento di un testo descrittivo che in gergo, viene chiamato prompt, termine che in italiano potremmo indicare come “richiesta” o anche “suggerimento” (sarà bene tenerlo a mente).

Sono più di una, ma quella che al momento pare avere più “successo” è Midjourney e per comodità, continuerò a citare questa.

Ma cos’è, come si scrive un prompt? Nulla di complicato, si digitano tutta una serie di indicazioni (suggerimenti) del cosa dovrà essere rappresentato. Più saranno i particolari inseriti, più avremo una immagine dettagliata vicina a quello che abbiamo in mente.

Inserisco qui un primo punto di domanda: “… a quello che abbiamo in mente”?
Oppure quello che otterremo ci sorprenderà, ci lascerà stupiti ed entusiasti?

Dalle reazioni degli utilizzatori, di chi presenta le immagini prodotte o il software in sé, dalla mia piccola esperienza, direi “buona la seconda”. Meraviglia, entusiasmo, stupore, ecc.
FANTASTICO quindi! Torneremo dopo su questo.

Faccio un esempio banale di prompt, tralasciando l’eventuale comando di partenza che serve al software per comprendere che stiamo facendo un richiesta che mette in moto l’Ai (intelligenza artificiale):

Casetta nel bosco, diroccata, atmosfera cupa, alberi , luce solare filtrante, dettagli alti, tetto spiovente, finestre rotte, luce all’interno. (da tradursi in inglese).

Ecco cosa ottengo in meno di un minuto.

A seconda delle mie aspettative e della destinazione finale (per divertimento, un’idea, ricerca, altro) queste prime quattro proposte – ognuna delle quali si può essere affinata e/o modificata – possono essere più o meno adatte, soddisfarmi o meno, ma è certo che anche per un addetto ai lavori, un (ex) illustratore come il sottoscritto, il risultato è sorprendente considerando “l’immane fatica” che mi è costata il farle generare.

Ora non mi interessa entrare nei dettagli tecnici operativi, visto che questo non è un tutorial – se vi interessa potreste partire da questo video (https://youtu.be/cn_sC4xQb-g) pubblicato da Federica Fotografa – ma piuttosto mettere le basi per i punti e le domande critiche che seguiranno.


Per renderci conto che non stiamo parlando di uno strumento per il semplice divertimento di abilitati o meno alle arti creative nel senso più ampio, vi inserisco un bella serie di immagini nate da utenti e dai loro prompt.

Come potete vedere dalla nutrita galleria, anche se ciò che potete trovare nel web attraverso i molteplici canali, per lo più si rifà a temi che hanno per soggetto “il fantastico”: creature o scenari tipici da concept per il cinema e l’intrattenimento (che pure è un preciso settore per il lavoro di eccellenti artisti), ormai troviamo immagini “fotografiche”, architettura, interior design, automotive design, rendering fotorealistico (privo di modellazione dei soggetti ovviamente), character design e i primi esperimenti di fumetti, senza porre limiti ai campi di utilizzo. Ho già letto di un’autore di testi che ha utilizzato gli stessi come prompt, per ottenere suggestive immagini a corredo del suo scrivere.

(In effetti non vedo perché gli stessi componimenti poetici o musicali, non potranno essere generati da una Ai)

Teniamo anche conto che come è noto, qualsiasi forma di Ai, è caratterizzata da capacità di apprendimento e chi ha seguito l’evolversi di questa tecnologia applicata all’immagine, si è già reso conto che i primi esempi erano molto approssimativi, la definizione relativa, la stessa capacità “creativa” un po’ banale e ripetitiva. Nel giro di pochissimo tempo (giorni), anche grazie all’innumerevole numero di utenti che inseriscono prompt, dati e informazioni, Midjourney e C. imparano e progrediscono.

Un esempio su tutti per me che lo seguo da appassionato, è il design automobilistico, ancora acerbo ma che sta progredendo a grandi passi.


Veniamo “ai” dunque.

Chi sono i veri, concreti, intellettualmente, legalmente, proprietari delle immagini?
È sufficiente essere coloro i quali hanno inserito un prompt, una richiesta (vedi sopra) alla “macchina”, per quanto dettagliata e affinata, per poter dire di essere non dico i creatori – termine troppo aulico – ma i realizzatori dell’opera generata?

Sarà ipotizzabile ascrivere un copyright a queste immagini (ho visto che c’è chi già lo fa senza porsi tante domande)?

Quale valore dare a opere particolarmente elaborate graficamente, “pittoricamente”, quando chi ha scritto il prompt, non ha neppure tali capacità: abilità pittorica, grafica, di designer, di fotografo di concept-artist, illustratore e via discorrendo?
Perché non possiamo dimenticare che dietro a tante di queste professioni c’è l’acquisizione di un sapere e una tecnica che hanno richiesto anni di impegno e formazione.
Anche si avessero queste capacità restano delle domande che affronteremo in seguito.

Siamo ancora agli albori dell’ NFT che sembra(va) una rivoluzione per garantire la proprietà intellettuale di tanta produzione che inevitabilmente è divenuta digitale (e che già trova a mio modestissimo parere inseriti nella blockchain “roba” di ogni genere), quanto di produzione Ai sarebbe inseribile a ragion veduta?


Una proprietà di tipo “etico”.

Ogni Artista che possa definirsi tale, è riconoscibile, ha un suo stile, un’impronta (guarda caso l’impronta è mezzo di univoco riconoscimento). Potrebbe un qualsiasi “artista di Midjourney”, crearsi un vera e univoca identità visiva, artistica, con il susseguirsi della sua produzione delegata all’Ai?
In parole povere, ad ogni sessione di Midjourney, l’immagine generata sarà inequivocabilmente “sua” per stile e caratteristiche, quando tra l’altro è possibile esattamente il contrario: si possono generare immagini con lo stile altrui semplicemente inserendo nel prompt, il nome dell’artista di riferimento (provare per credere).

Possiamo definire Arte queste opere? Vero è che oggi si fa dell’arte con qualsiasi accozzaglia di elementi e materiale – piccola nota polemica – ma possiamo?

Un altro spunto che vorrei mettere sul piatto nel confronto attorno all’idea “di proprietà” dell’immagine di chi scrive il prompt e che è legato agli aspetti psicologici di chi può dirsi “creativo”, che si poggiano anche alla mia personale esperienza.


Generazione dell’opera Creativa.

Siamo stati abituati in Storia dell’Arte, a vedere un processo di “discepolato”, di “contaminazione”, quando non di “emulazione”, alla base della crescita di ogni Artista in qualunque campo dell’Ingegno Umano (casi di genialità unica e precoce a parte).
Abbiamo cioè un giovane talento, che alla sequela di un affermato Artista, sequela da bottega o per afflato, ammirazione, impara l’arte e la tecnica, le fa proprie per poi rielaborarle in un processo creativo unico e originale.

Ogni Creativo che affronta una nuova sfida, intraprende un percorso di ricerca, si mette alla ricerca di ciò che già conosce e di ciò che lo affascina, lo intriga, lo stimola, che non di rado appartiene ad altri, ma non è un semplice “copiare” o riprodurre, che pure può essere propedeutico – personalmente ho imparato molto riproducendo lo stile altrui, quando lavoravo per le Edizioni Panini (talvolta era Disney, tal altra Holy Hobbie) – è assimilazione e riproposizione. Tutti i Creativi hanno più di un riferimento in altro Artista anche in campi diversi.

È una fascinazione, una ammirazione del lavoro altrui in cui si trova qualcosa che si vorrebbe avere, che fa esclamare in cuor proprio: “questo avrei voluto saperlo fare io”.
In questo processo si imparano anche i propri limiti, nel riconoscere che ci sono abilità che ci sfuggono, talenti che ci sovrastano, tecnica che non padroneggiamo (ma le tecniche si imparano).

Se nel far creare un’immagine a una delle qualsiasi piattaforma di Intelligenza Artificiale, si resta stupiti, affascinati, persino spiazzati dal risultato di ciò che avevamo semplicemente “suggerito”, indicato, descritto, allora si deve riconoscere per onestà intellettuale che quell’opera non è nostra, perché in realtà diversamente, non avremmo saputo riprodurla.
Domanda in sottofondo: come Creativo senti più tua quell’immagine, quel progetto, scaturito unicamente dal tuo sapere e dalle tue mani (per via analogica o digitale) o quello che l’Ai ha creato per te – anche se poi ci hai messo le mani, per ritocchi e ritocchini?

Se invece si potesse dimostrare che il lavoro di generazione attraverso quei prompt, è lavoro di cesello impegnativo quanto il rimuovere la pietra che nasconde la figura al suo interno (come sosteneva il grande Michelangelo, ma non è certo lo abbia detto), allora forse se ne potrebbe parlare. Ma non mi pare sia così e ho visto immagini straordinariamente belle generate da prompt piuttosto semplici, dato che esistono anche un buon numero di “trucchi” scoprire e imparare ad usare.

Il rischio a mio modo di vedere per un Creativo, è saltare del tutto la fase di “genesi”, di ricerca di confronto, il cosiddetto “brainstorming” che non necessariamente deve essere di gruppo, ma certamente si dovrebbe scatenare tra i nostri neuroni, attingendo a svariati “banchi di memoria e dati”, quello che fa in senso metaforico e non, l’Ai per noi.
Ecco perché nel sotto titolo scrivo “creatività passiva“.

Il nostro cervello è come un muscolo: se non lo tieni allenato, si atrofizza.


Conclusioni.

Non si può arrestare l’evoluzione tecnica e in particolare quella digitale, anche questa in qualche modo ha a che fare con la creatività dell’Uomo, la stessa fotografia destò perplessità e di certo agli albori non la si considerò arte, ma non si può neppure prendere per buono tutto ciò che semplicemente è innovazione o sulle prime affascina.
Qui non stiamo parlando semplicemente di un nuovo specifico programma, che snellisca dei processi di lavoro – come il passaggio dalle immagini su carta a quelle digitali o digitalizzate – qui parliamo di un software, una applicazione, che rende desueto qualunque processo creativo, per tempi e varietà simultanea di proposte, dei suoi risvolti nel campo professionale anche rispetto l’occupazione e l’impiego degli artisti a vario livello, le implicazioni economiche e la tutela del originalità del talento.

Il rischio che le professionalità di molti settori non abbiano altra scelta che adeguarsi “al nuovo corso” o scomparire, superate da tempistiche di produzione e inevitabili rivalutazione dei compensi, è reale.

Personalmente lo vedo come un fantastico mezzo per indagare, sviluppare, farsi una personale “libreria” di spunti, suggestioni e riferimenti, su cui poi lavorare, come si faceva un tempo visitando le librerie specializzate e oggi navigando sul web o affidandosi a Pinterest, perché appena si è presa la mano con il famoso prompt, è ancora più rapido crearsi le proprie immagini (anche se alla fine più costoso, perché non è tutto gratis) che non stressarsi alla ricerca di ciò che mi serve, ma la tentazione di prendere l’immagine tanto WOW così com’è, diventa molto forte.

Mettiamoci comodi (o scomodi), siamo solo all’inizio, il passaggio al 3D, all’animazione magari con tanto di colonna sonora, sono dietro l’angolo.


Un aggiornamento: per chi volesse approfondire le questioni legate alla proprietà delle immagini generate da Midjourney, consiglio la lettura di questo articolo che illustra in modo sintetico e conciso le “variabili” e lo fa partendo dagli accordi di licenza che ogni utilizzatore del software accetta registrandosi come utente.



Ulteriore aggiornamento 23.09.22

Articolo apparso su POST.IT, che giunge a conclusioni che sono più o meno le stesse del mio articolo, ma che nella buona sostanza si pone il problema della proprietà delle immagini generate da qual si voglia software #Ai.

La notizia è che Getty Images piuttosto che #Fur_Affinity (e DeviantArt, Inc. pare sia pressata dai suoi utenti pro) hanno bandito le immagini generate da #prompt_ai dalle loro piattaforme.

Può sembrare un problema di “conservatorismo”, di non apertura al nuovo, diciamo di mentalità, ma credo sia molto più concreto.

Queste piattaforme, quando non sono semplici “raccoglitori di portfolio”, vetrine per artisti, sono #imagebank – banche di immagini, che possono essere acquistate e vendute sotto diversi tipi di licenza, per usi esclusivi o meno e quindi a prezzi diversi.

Ora, come poter acquisire/ospitare immagini di cui lo stesso #promptcreator potrebbe NON esserne proprietario?

Già perché per quanto ci sia chi si ritiene tale e accampa diritti di “creativo” con relativa paternità sull’opera, per le immagini create ad esempio da #MJ la questione non è così chiara:

«Secondo il contratto di licenza le immagini prodotte dagli account free sono in creative commons, quindi di dominio pubblico. Quindi sono vostre dal punto di vista della paternità (per approfondire ecco la guida pratica in 10 punti al diritto d’autore), ma non dell’utilizzazione economica.

Con un abbonamento da 10$ al mese è però possibile farne un uso commerciale, nel senso che il team di MidJourney concede il permesso di poter utilizzare le immagini per farne volantini, copertine, banner, pubblicità, ecc.

All’atto pratico però, se qualcun altro riutilizzasse la stessa immagine, per lo U.S. Copyright Office non sarebbe perseguibile, dato che la normativa americana attualmente impedisce di reclamare il copyright di immagini generate dalle AI.» (fonte articolo già citato più su).

Poi ho già notato utenti di simili piattaforme che caricano immagini molto suggestive che rimandano molto a produzione #Ai (soprattutto quando vedi enne varianti molto simili che normalmente un concept-creator analizza a livello di schizzi più o meno elaborati, per poi concentrarsi su un’unica – dato che non impiega 3 minuti a realizzarla), che alla specifica domanda: “sono generate da MJ?” non risponde… e se non risponde e come se lo facesse e la risposta è SI.

Ma qui entriamo nella sensibilità oserei dire “morale” dei singoli.

La sostanza è che se ne dibatterà ancora a lungo, sino a che non ci sarà un giusto equilibrio che salvaguardi ogni parte in causa, magari semplicemente con la generazione di una “firma digitale” inalienabile che “certifichi” la generazione da media #Ai.