Realizzare una Ketubah
Innanzitutto, cos’è una Ketubah?
Lo ammetto, neppure io ne avevo una idea, sino a quando un carissimo amico me ne ha commissionata una per il suo Anniversario di Nozze (di cui sono stato tra l’altro testimone).
E’ un documento della tradizione Ebraica che metteva “nero su bianco” gli impegni economici dello Sposo verso la Sposa, in caso di morte dello Sposo o di divorzio, a tutela della donna in un tempo in cui la posizione sociale femminile era tra le più svantaggiate, specie se la moglie si fosse ritrovata vedova e senza figli che potesse provvedere al suo sostentamento.
(Chi volesse approfondire inizi da Wikipedia e approfondisca)
La Ketubah era generalmente riccamente decorata con inserimenti simbolici di vario genere e significato, questo certamente per accrescerne il valore, ma anche perché veniva poi esposta nella casa degli Sposi, talvolta in ambiente “pubblico”, talaltra in zona più appartata e privata.

Oggi questo “documento” ha più che altro una funzione benaugurale, attesta e richiama un impegno morale e affettivo ancor prima che economico. E’ uscito dalla tradizione strettamente ebraica è divenuto “interreligioso”, ma anche un sorta di “omaggio” alla Sposa o “regalo” che gli Sposi si fanno reciprocamente.
Ha decisamente perso gran parte del suo valore non solo simbolico e anche la regola che voleva fosse lo Sposo a redarlo, controfirmato da testimoni, nelle realizzazioni più moderne si è persa, ma questo è se vogliamo “segno dei Tempi”.
Veniamo però a quella commissionatami dal Committente 😉
Si tratta di una Ketubah che non voleva solo essere “oggetto artistico decorativo”, ma, riprendendo parte del senso originale della tradizione Ebraica, attestare e confermare il rinnovato impegno umano e profondamente spirituale che è significato anche nel Sacramento del Matrimonio Cristiano. Le immagini simboliche scelte, ripercorrono storia e allo stesso tempo simboli pregnanti di un Matrimonio che festeggiava la raggiunta soglia dei 30 anni e che poggia le fondamenta su una Fede, vissuta e sperimentata in profonda comunione di vita.
La sua esposizione “pubblica, ma privata”, è e vuol essere anche una “Berakah” (giusto per usare nuovamente un termine ebraico), cioè un benedizione che sale a Dio per i doni ricevuti.
Per prima cosa era quindi necessaria una sorta di “mappa concettuale” che andasse ad individuare lo schema grafico ma anche i contenuti, che potevano essere molteplici, ma che dovevano trovare un posizionamento logico, armonico e significante.

Nella mappa concettuale, possiamo notare un andamento concentrico (graficamente subito identificabile), ma anche una struttura incrociata o cruciforme, dove i concetti/simboli hanno un preciso susseguirsi, ma anche un rimando “parallelo” (esempio albero della Vita – ang superiore dx – Croce – ang inferiore sx). Questa mappa, la sua composizione ha anche una precisa funzione catechetica.
Definiti i concetti e i simboli, sono passato alla ricerca delle immagini, che in questo caso ovviamente attingono alla Tradizione dell’iconografia Cristiana, dove a mio parere, si può adattare l’estetica senza però stravolgerla e senza allontanarsi troppo dalla simbologia.
Ecco quindi elementi come:
- La Creazione
- L’Albero della Vita (Eden)
- L’Arca
- l’Agnello
- La Croce
- Il Cristo Risorto
- Le Mirofore
- La Gerusalemme Celeste
- ecc.
Altri che possono riferirsi ad una iconografia religioso/simbolica in senso lato e se vogliamo più “laica” (anche se il termine non dei più corretti):
- Gli Sposi
- La Colomba
- Il Giglio
- Il Talamo
- La Coppa
- La Fontana
- I Frutti
- Il Pane e il Vino
- ecc.
Nella zona centrale, verrà poi posizionato il testo che lo Sposo scrive per la sua Sposa: l’impegno; le promesse; il rinnovo delle promesse.
Subito sotto, lo spazio per le firme dello Sposo e dei testimoni.
Inizia, dopo avere cercato le fonti iconografiche, il processo esecutivo, che qui segue un percorso del tutto personale e non ha nessuna pretesa di “metodo unico”, anzi metodo che per l’uso di mezzi digitali, potrebbe far storcere il naso a più di un artista, per non parlare poi di chi si applica alla scrittura di icone (attività che ammiro molto).
Partendo da uno schizzo a matita o a penna, che si appoggia anche fisicamente alla mappa concettuale, sono andato a comporre il layout di quella che doveva diventare l’opera finita.


Da qui la scelta poteva essere o trasferire la traccia su tela o dopo averla acquisita tramite scanner, passare all’elaborazione digitale e la colorazione.
La prima scelta avrebbe prodotto una realizzazione certamente più apprezzabile nella sua unicità, la seconda, dato il progetto piuttosto complesso, visto che ogni immagine diveniva un “unicum”, garantiva una gestione più equilibrata dell’insieme e soprattutto tempi più rapidi e i tempi, nella fattispecie, erano veramente ristretti.
Così abbiamo un passaggio di colorazione per ciascun soggetto…

e l’aggiunta di uno sfondo colorato.

In realtà lo sfondo è stato realizzato prima di passare alla colorazione dei soggetti, così che figure e sfondo risultassero più amalgamate.
Il file, dopo un bel po’ di ore di lavoro, è stato stampato con il testo inserito, su una tela bianca e a quel punto, a mano, è stato realizzato il cerchio oro che divide l’immagine dallo spazio centrale dedicato al testo e che decisamente impreziosisce il tutto.


La giusta cornice e la Ketubah è pronta per essere donata.
Testo e immagini © Mario Barbieri – Tutti i diritti riservati
Per l’immagine degli Sposi mi pare corretto citare la fonte, seppure l’immagine è stata ridisegnata.