Salone del Mobile 2013
Sembra dai dati, che quest’anno ci sia stata un’affluenza da record…
Al di là dei numeri, personalmente ho visto ben poche novità e ben poco scriverò in quest’articolo (anche sinceramente per mancanza di tempo e forse voglia…).
Quel che ho notato e annotato è, come già detto poche novità degne di nota (veramente non me ne sono segnata nessuna…), un ritorno delle ante a battente per gli armadi una conferma ed un aumento delle finiture in essenza “olmo” o simili, anche in tono scuro e la sparizione quasi totale delle finiture “laccato lucido” per i mobili (moderni) da salotto.
C’è poi da notare che se ci si spostava nei padiglioni dove esponevano ditte italiane di mobili di tipo “tradizionale”, si trovavano prodotti praticamente solo per il mercato estero (praticamente inguardabili per noi…)
Se proprio avete voglia vi potete guardare questa serie di foto su ciò che mi è piaciuto fotografare (senza neppure didascalia su cosa sia cosa…)
Ovviamente lo spazio dei commenti è aperto a qualunque ulteriore commento / contributo / opinione… 😉
Assolutamente in linea con il tuo articolo/pensiero. O novità. Ho provato la sensazione di essere a ikea..unica differenza il prezzo. Un ammasso di cose uguali tra loro. Noi italiani poi.. altro che portare alto l’onore del made in italy…che tristezza…molto fumo…senza..
Grazie del commento Fabiana…
Decisamente duro il tuo. Io fondamentalmente penso che questo salone come molte altre “fiere” di altri settori (vedi CERSAIE) dovrebbero essere biennali.
La mancanza di novità non credo sia sempre imputabile a mancanza di fantasia/volontà/capacità delle Aziende.
Una valida novità, realmente vendibile sul mercato, ci può mettere anche un intero anno per iniziare a dare un reale ritorno in termini economici e non si può pretendere che l’anno seguente, ci sia pronta un’ulteriore “novità” a rendere “vecchia” la precedente.
Riguardo alla Design Week, a due settimane dalla chiusura della manifestazione, mi trovo a trarre delle conclusioni estremamente positive non tanto perché vi ho trovato la novità, ma per la straordinarietà di un evento che risveglia gli entusiasmi e mette letteralmente in strada la creatività pura, al di là che poi sia stata tradotta bene o male negli oggetti e negli eventi presentati.
Alla fine, è una settimana in cui si sentono battere all’unisono i cuori di chi è veramente appassionato del design, del progetto e dell’innovazione, di cui oggi si sente tanto la mancanza.
Assolutamente vero. Il punto a mio avviso, è che un po’come i centri commerciali, siam diventati tutti uguali, omologati. lo so non è facile, io per prima vorrei e dovrei dedicarmi di più alla ricerca, il punto è che aziende e mercato richiedono questo tipo di progettazione, semplice e veloce, ora se i prezzi fossero bassi capirei, ma non è così. Dovremmo investire su qualità e non quantità, creare maggiori sinergie per uscir fuori con prodotti originali nonostante il momentaccio. Un plauso a formalibio, (fuori salone) e ai designer indipendenti, in loro ho sentito passione e voglia di `fare`.
Fabiana, mi collego a questo tuo ultimo intervento solo per prendere il gancio rispetto Formabilio.
Mi sono già occupato di questa iniziativa con un articolo su questo stesso blog, discutendone in alcuni gruppi su LinkedIn e anche partecipando in prima persona.
Ora, l’iniziativa è lodevole, l’entusiasmo e l’impegno certamente ci sono, ma i risultati?
Guardiamo concretamente ai risultati finali, il cui scopo dichiarato era avere dei prodotti di valido (presumo nelle intenzioni) e alternativo design, che creassero un interessante (se non proficuo) ritorno economico nella vendita on-line.
Se si va alla sezione Shop di Formabilio, cosa troviamo concretamente?
Io sinceramente non comprerei neppure uno di quegli oggetti, neppure per la metà del prezzo. Mi spiace sono drastico…
Design alternativo, si forse, a quello dell’Ikea (a parte giusto forse un pezzo…).
Certo non un Design con la “D” maiuscola, che faccia scoprire al mondo nuovi talenti o nuovi indirizzi.
E i prezzi? Non discuto i prezzi derivanti dall’eventuale produzione/commercializzazione e via discorrendo (e volendo da discuterne ci sarebbe…), ma il rapporto tra “appeal”, validità d’uso, realmente “desiderabile” e prezzo… dove sta?
Ala fine come sempre il mercato darà il suo verdetto. Io non auguro mai a nessuno di fare fiasco, tanto meno solo per il gusto di poter dire “avevp ragione”… ma in questo caso ho molte, molte perplessità.
concordo, i prezzi son eccessivi
ho la stessa idea tanto fumo e niente altro…per non sbagliarmi ho evitato i mobili e mi vista solo euroluce e anche li l’innovazione viene dall’estero..
Sì Euroluce era molto interessante, sia dal punto di vista del design che della tecnologia… non ne ho parlato perché non sono abbastanza ferrato in materia 😉
Non sono entrato al salone, e non mi permetto di giudicare, ma ho visitato solo il fuori salone, dove anche noi esponevamo, l’unica cosa degna di nota è stato l’allestimento di MOOOI, tutto il resto è noi, rimpiangendo il buon Califano
Buonasera a tutti. Scorrevo le tue foto e prima ancora di leggere i post ho provato la stessa sensazione di Fabiana… mi sembrava di vedere gli stand dell’Ikea. D’accordo con Fabiana anche in merito a quanto visto negli ambiti del fuorisalone, maggiore creatività e indipendenza.
Bentrovati a Luca e Rossano
Fondamentalmente penso che ormai il mercato sia saturo, il noto sia noto, e il concetto che si vuole imporre per la qualità del design non è più attinente al sentire del mercato che sta nascendo. Qualità tempi addietro faceva rima con durabilità, semplicità, efficacia nell’utilizzo, prezzo adeguato al prodotto. Il mercato mi sembra ormai non corrispondere più ai desiderata che si vanno imponendo, vuoi per la crisi economica, vuoi per un ormai più conscio livello culturale dei consumatori che tendono a dare valore ad aspetti eco/equo solidali. Se le aziende produttrici si orientassero a questi nuovi valori che non vedono l’acquirente come uno senza idee e senza concetti facilmente influenzabile, ma si concentrassero su questi concetti e mirassero ad un concetto di qualità abbinato alla durevolezza delle risorse e alla loro continuità nel tempo, si potrebbero trovare nuove strategie e nuovi spazi per produzioni redditizie all’interno di un trend in decrescita.
Io Max invece ritengo che l’attenzione per le problematiche eco/equo solidali, sia ancora piuttosto marginale, non in grado di dare una reale spinta al mercato “di massa” e (per ora) relegato invece ad uno – come si suol dire – di nicchia.
Io non penso che possa esistere più il mercato di massa semplicemente per il fatto che la massa dotata di pecunia non può più esistere con questa conformazione finanziaria del mercato che sottrae il denaro all’economia reale. il mercato esiste ormai solo nelle nicchie.
A oggi, e per certi versi, hai perfettamente ragione…
Ma un mercato “di massa” anche se meno massa e con meno soldi, ancora esiste 😉
A me non sembra affatto che ci sia stata un’affluenza da record…anzi…per il resto le aziende stanno puntando quasi esclusivamente al mercato estero lasciando al mercato domestico solo le briciole, con un utopistica concorrenza ai vari ikea,mondo convenienza ecc……ritengo questo solo il risultato di assenza di strategie……
Stefano intanto benvenuto.
Sull’ “affluenza da record” io mi sono rifatto unicamente su dati comunicati dagli organizzatori. Ovviamente non ho mezzi per aver fatto un computo diverso 😉
Riguardo il “puntare” al mercato estero, l’ho accennato ed era assolutamente inconfotabile per le Aziende che hanno un prodotto di tipo “tradizionale”, tant’è che veniva da dire, “ma siamo in una fiera italiana” o siamo in Russia?
L’Ikea è stata qui già nominata e come pietra di paragone in negativo.
Io devo dire in tutta sincerità, che pur ribadendo una gnerale mancanza di novità, ho visto alcuni buoni singoli prodotti, di alcune specifiche Aziende. Sia per le sedute, che per gli armadi, piuttosto che per i tavoli, ma erano appunto un po’ mosche bianche…
Buonasera a tutti. Ho visitato solo il Fuorisalone, dove ho presentato la “Fashion Home Spa” nell’evento “I Love My Wellness”, in via Tortona.
Mi fa piacere leggere alcuni commenti che sono in linea con i miei pensieri: le mie impressioni sono che il design italiano continua ad avere una fama importante all’estero (lo verifico in Francia, dove lavoro) ma altri paesi, oggi, sono molto più innovativi e creativi. Ho riscontrato che i 2/3 dei visitatori sono stati stranieri e mi domando: ma i creativi italiani dove sono? Perché non sono sensibili verso un’occasione di confronto, comunque interessante, offerta dalla Design Week?
Anche io ho apprezzato Moooi, ma come esposizione di prodotti: in generale, mi è mancato trovare “l’idea” intorno alla quale poter costruire un “progetto di esposizione”. Nella “Fashion Home Spa”, ad esempio, ho cercato di far ruotare i prodotti delle aziende partner intorno ad un’idea centrale, proposta di progettazione di uno spazio benessere che arriva fino all’ambito privato della Home Wellness, esaltando i colori attraverso il connubio di moda e design per proporre un centro wellness non più triste ma gioioso.
Il problema è che la mancanza di idee contraddistingue anche le realtà progettuali diverse da un evento di pochi giorni. Nel settore in cui lavoro principalmente (hotel e benessere), i clienti stessi si preoccupano più di mettere “oggetti” all’interno di uno spazio piuttosto che di parlare di concept e questo, come creativo, architetto e designer, mi fa molto soffrire!
Stefano, prima di tutto benvenuto.
Grazie per il commento esteso ed articolato, interessante anche perché proviene da un “addetto ai lavori” con esperienza e porta un contributo su uno specifico settore che oggi credo sia molto più che una “nicchia” (hotel e benessere appunto). Settore dove le esigenze progettuali, il gusto, la creatività, il design, sono esigenze tutt’altro che secondarie e non debbono mai perdere di vista una funzionalità e gestione degli spazi che sia ottimale.
Fashion Home Spa – Milano Design Week 2013: la cartella stampa (comunicato post evento e fotografie) – http://www.stefanopediconi.it/FHS.zip
Grazie a te. Proprio a proposito di design e funzionalità, se hai tempo e voglia ti propongo di leggere un articolo che ho scritto nel 2008 ma che risulta ancora attualissimo: http://www.stefanopediconi.it/WD0208.pdf
Articolo e considerazioni interessanti Stefano.
In particolare mi soffermo su un tuo passaggio:
“… Anche per questo motivo, troppo spesso ci viene richiesto di seguire il caro, vecchio ed efficiente modo di concepire una struttura alberghiera: un imprenditore non può prescindere dalla funzionalità della propria struttura; un hotel brutto ma funzionale può essere venduto mentre un hotel bello ma invivibile dall’ospite o a livello gestionale rischia il fallimento.
Volessimo, una lista di inabitabili design hotels potrebbe anche essere particolarmente lunga…. ma chi mai ha detto che design e funzionalità non possano essere inscindibilmente legati?
Perché una progettazione “non convenzionale” deve essere inefficiente? Perché deve essere tale da non far rispettare i budget a disposizione? Perché non dovrebbe rispettare le caratteristiche del territorio ed essere per forza avulsa dal contesto?”
Sulla prima affermazione c’è poca da aggiungere, credo sia una triste ma inevitabile realtà che sia preferibile una brutta struttura funzionale che una sorprendente struttura invivibile… sarebbe come dire una brutta auto che cammina, o una sorprendente showcar che resta immobile…
Le altre provocatorie domande, potrebbero sembrare pleonastiche tanto da portare alla risposta: certo perché no (o perché non dovrebbe?)…
Ma nella realtà – tu puoi dirlo meglio di me, io lo vedo solo da “avventore” – le eccezioni sono ancora piuttosto rare…
Non credi che sia anche perché l’Italia ha (grazie a Dio) luoghi talmente belli e sorprendenti da visitare o da vivere, che per il viaggiatore/fruitore delle strutture in fondo solo per breve tempo, passa in second’ordine l’ “estetica” del “luogo di accoglienza”? Pulizia, servizio, ristorazione… ma il resto può passare in secondo piano.
Guarda la maggioranza degli alberghi della nostra riviera Adriatica… (dove personalmente anche il mare lascia il tempo che trova, ma per tedeschi e compagni sembra il massimo…). Cibo, simpatia, fronte mare, quelchetipare, ma vogliamo parlare del look degli edifici o delle camere? Vogliamo parlare di ristrutturazioni o di innovazioni tecnologiche? Domotica… domo cosa?
E a conti fatti ai gestori/proprietari non se può neppure fare una colpa… perché mettere mano al portafogli?
Ciao, se dovessimo scegliere per forza tra comodità/pulizia/servizio e bellezza/design non avrei certo dubbi e sarei pienamente d’accordo con te.
Però, ritengo fortemente che non debba essere necessariamente così: parlando di vacanza, ad esempio, pur scegliendo le bellezze storico-artistico-naturalistiche, immensi tesori italiani, non credo che tutto il resto debba passare in secondo piano.
Purtroppo siamo abituati ad accontentarci; siamo abituati a trovarci di fronte ad una realtà mediocre, un patrimonio alberghiero che non ci offre stimoli, che resta immobile, che non è al passo con i tempi e che non si adegua alle richieste di un mercato internazionale.
Dall’altra parte, laddove si fa uno sforzo nella direzione di un rinnovamento generale, spesso i costi diventano proibitivi…
Sveglia Italia, i tempi sono cambiati!
Proprio stamattina leggevo un articolo sugli “ostelli di design” in Europa: la formula “economica” dell’ostello che non prescinde dalla ricercatezza degli ambienti.
Parliamo di crisi del comparto turistico: come la affrontiamo? Invece di piangerci addosso, cerchiamo di caratterizzare i nostri hotel in modo che si distinguano nel marasma generale del settore, che diventino unici, magari attraverso pochi ma innovativi elementi di distinzione!
Citando Winston Churchill, “il pessimista vede difficoltà in ogni opportunità. L’ottimista vede un’opportunità in ogni difficoltà”: dobbiamo cominciare a pensare diversamente!
E con te e Churchill, non posso che concordare… 😉
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